Maurizio Gabbana. A DREAM NY & MI.

Mercoledi 20 Marzo.

Siamo Rosanna, Roberto ed io. Appena usciti dalla presentazione dei gioielli Calibro 12 in Rinascente siamo proiettati in uno spazio contemporaneo piuttosto distante da quello in cui eravamo, la mostra A DREAM NY & MI. Peraltro siamo un po’ in ritardo sui tempi e quando arriviamo Rolando Bellini sta gia’ intrattenendo il pubblico con il suo intervento. Tutt’intorno le fotografie di Maurizio Gabbana. Scatti delle architetture delle due citta’, nelle quali, la solidita’ immobile delle strutture si contrappone spesso ad un richiamo futurista. Piu’ momenti in un solo momento. La mente mi conduce, chissa’ per quale ragione, ai fermo immagine del noto “cavallo in movimento” di Muybridge. Pensate a quei fotogrammi uno sull’altro invece che di seguito. Immaginate un’ architettura urbana al posto di un cavallo da corsa. Il movimento che non puo’ fare la struttura architettonica, lo compie la mano di Maurizio. Ecco, cio’ che state visualizzando e’ un possibile scatto dell’artista. Quello che mi colpisce maggiormente e’ un grattacielo che per i primi secondi non distinguo se sia un edificio di Manhattan o la Torre Velasca. Optero’ poi per la seconda con successiva conferma da parte dell’autore. Il punto e’ che vivo ad un chilomentro da quell’ edificio eppure, in questa foto, l’ho riconosciuto con difficolta’. Uso una parola che utilizza anche Rolando Bellini nell’intervista. Una parola che amo: Sguardo. Uno Sguardo diverso. Questo e’ riuscito a trasmettermi Maurizio. Che e’ poi la missione di un artista, credo. Nell’interpretazione ognuno pone la propria anima. Lo Sguardo non e’ solo una percezione fisica ma e’ anche quell’esplicazione che nasce dal nostro Io in relazione alle nostre personali esperienze e idee pregresse. Le emozioni, le sensazioni, i significati sono il risultato di questa miscela. Il coadiuvante e’ la nostra anima. Nel momento in cui Maurizio ha interpretato la realta’, a suo modo, essa e’ diventata personale, soggettiva quindi nuovamente irreale perche’ filtrata da lui stesso. Forse, la sua visione sara’ tanto piu’ vera, quanto piu’ simili saranno le nostre anime rispetto alla sua.
L’intervista piu’ ironica e’ quella a Max Papeschi, il noto artista celebre per comunicare tramite gli abbinamenti piu’ contrastanti. Topolino con la svastica al braccio, per citarne uno. Mi rinomina istantaneamente “denti bianchi”, momentanea lusinga e mia breve fonte di imbarazzo nei confronti dei presenti. Di solito la gente si stupisce per il colore dello smalto delle mie unghie non per quello dei miei denti. A parte cio’, dopo un secon… forse terzo brindisi da parte di tutti iniziamo l’intervista che mi sorprende decisamente per due motivi. Il primo e’ che Max trova un ulteriore ed inaspettato motivo per brindare: la crisi e la conseguente diminuzione dell’utilizzo dell’eroina a Milano. Prima volta che sento attribuire un merito alla iper-citata crisi. Conosco quindi bizzarramente questo artista attribuendogli doti di uomo positivo, e umile, nel momento in cui a fine intervista mi domanda con preoccupazione: << Ho detto cose impopolari? >>. Mai avrei detto guardando le sue opere che fosse uno che si preoccupa di come gli altri lo interpretano.

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