In qualche modo, ci si trova sempre in qualche luogo.
Cerco di lasciare a casa quasi tutto, tranne me. E lei. Niente di piu’. Non un rossetto a rotolare sbadato nel fondo della borsa. Nessun simbolismo ornamentale a rendere migliore il significato di ogni cosa. Io, e lei. Ad aspettare modelle e driver al distributore in Corvetto. Arrivano Rachel e Sofia. Sbuffano e si lamentano del sole cocente. Non mi sono resa conto del caldo finche’ lo vedo sui volti delle girls, lo intuisco dagli shorts really too shorts di Tatiana che arriva ora. Lo percepisco dall’espressione del nonnino che la guarda, ma per questa, forse, e’ complice proprio la misura risicata dei calzoncini della modella.
Io e lei iniziamo a scattare. Rachel che mangia una mela. Sofia che la guarda. Il nonnino voltato verso Tatiana.
Arriva il pulmino e a bordo troviamo le altre. Solo le vibrazioni costanti e regolari del furgone, per il resto e’ silenzio. Dormiamo tutte. Ho il finestrino alla mia destra. Ogni tanto apro un occhio. Vedo il territorio cambiare. Prima solo traffico di tangenziale. Poi campi. Viadotti. E mare. E’ sempre bello appena vedi il mare. Sembra di incontrare un rassicurante amico d’infanzia. Il mare, anche se non puoi andare a salutarlo fino a li’, fino alla sabbia calda che ti scricchiola sotto i piedi. Basta vederlo da lontano, e gia’ ti senti meglio. Lo so che avevo detto niente simbolismi. Ma il mare, e’ il mare.
La Liguria e’ sempre piu’ “lunga” di quello che ricordo. Non finisce piu’. Neanche che la Francia giocasse a nascondino poi. Ci fermiamo in Autogrill. Le ragazze sfamate e rinfrescate stanno meglio. Sono piu’ rilassate e iniziamo a chiacchierare. Chi in questo tavolo, chi in quell’altro. Io e lei ci capiamo al volo. Una foto a Rita che mi vede e sorride nascondendosi tra le mani. Tutti ci guardano. Spostarsi con sei donne bellissime alte un metro e ottanta, comporta purtroppo l’impossibilita’ di passare inosservati. Un’altra foto alla borsa di Sandra. Rachel fuma e guarda lontano, verso il mare ora invisibile oltre la strada e le montagne.
Ripartiamo. Sofia si e’ ufficialmente svegliata. E’ davvero simpatica e da brava spagnola parla tantissimo e veloce. Ha imparato in fretta l’italiano. Mi racconta dei suoi studi e del suo lavoro di modella, ma ora vuole fare carriera. Mi fa sbellicare quando dice di un colloquio di lavoro di qualche giorno fa. < < Lui mi fazeva barlare, non mi dizeva niennte, e io ho penzato de continuar a barlare. Insomma se qualcuno me ascolta, io parlo.> > E in effetti anche io l’ascolto e, se non la interrompo mi continuera’ a parlare. Per sempre credo.
Arriviamo a Monte Carlo… Rachel impazzisce. Non c’e’ mai stata prima d’ora. < < Oh my God! Amazing! > > Gli occhi le brillano come sanno brillare a quell’eta’.
E’ l’ora del make up. Dei capelli. Dei fitting. E delle prove. Raggiungiamo tutti gli altri allo Yacht Club. Le pellicce Carlo Ramello vengono appese una ad una agli stendini. Fuori, il porto. La bella stagione lo riempie di barche che escono ed entrano e l’orizzonte e’ tratteggiato: mare – yacht – mare – yacht – mare – yacht. Ti invitano con aria sufficiente, lustra e mastodontica a essere guardati. Mi giro verso la passerella. L’area si inizia a riempire di persone. Persone come yacht. Ti invitano con aria sufficiente, lustra e mastodontica a essere guardate. Smeraldi luccicanti su collier da decine di migliaia di dollari. Gemelli ai polsi degli uomini che sembra servano per farsi i muscoli. Labbra tutte uguali. Tette maxi taglia. Teste platinate ovunque. E outfit haute couture ovviamente. C’e’ una cosa da dire. Loro sanno qualcosa piu’ di noi. Davvero. Sanno come saranno tra 10, 20 o 30 anni. Basta che guardano la signora di fianco a loro, e quella dopo. Cloni irrimediabilmente sacrificati all’ apparenza. Fanno un passo troppo lungo verso l’estetica e cadono all’unisono nel pozzo dell’omogeneita’.
Di nuovo io e lei. Che sa cogliere il bello, quello vero, e fissarlo per sempre. Scatto lo sguardo puro delle modelle che sono pronte a salire sulla passerella. Mi posiziono davanti. Inizio a scattare. Troppo impegnati a camminare a testa alta, i cloni, non si accorgono che qualcuno sta’ scattando e nonostante diverse persone mi aiutino a farglielo notare qualcuno si piazza esattamente davanti a me. Dev’essere che vedono solo quello che c’e’ nel pozzo. Rischio di perdere qualche capo. Dall’altra parte si accorgono e rassegnatamente rifanno uscire le ragazze.
Sfilata finita. C’e’ dell’ottimo sushi. E c’e’ di buono che i cloni non amino farsi vedere mangiare e il buffet sembra sovradimensionato per loro. Rosanna da’ il permesso a me e alle modelle di buttarci sul cibo. < < Vuoi i tacchi Betty? > > < < No Rox, grazie > >.
Mi stupisco quasi quanto lei della mia risposta. E via di finger food. < < Ho qualcosa tra i denti? > > Mi chiede spontaneamente Rita? Bellissima e vera. Ti facciamo ancora una foto. Io, e lei. La mia macchina fotografica.
Sfilata Carlo Ramello: Rene’ Olivier Productions
Foto by me